Iran, dilaga la protesta
di Alfredo De Girolamo e Enrico Catassi - domenica 16 ottobre 2022 ore 08:00
In Iran dilaga la protesta generale contro il regime degli ayatollah, scatenata dalla brutale uccisione della ventiduenne Mahsa Amini. Teheran accusa apertamente i curdi di fomentare il caos, ed ha colpito con missili le basi storiche del Kurdistan iracheno. Il Parlamento europeo ha reagito alla violenza adottando una dura risoluzione di condanna ed esprimendo pieno sostegno al movimento di protesta pacifica. Molte organizzazioni per i diritti umani intanto hanno lanciato l'allarme per l'intensificarsi della sproporzionata ed indiscriminata repressione da parte delle forze di sicurezza iraniane. Amnesty International riporta la notizia che siano stati compiuti massacri mirati in varie città da parte delle Guardie della rivoluzione islamica.
Dall'avvento della rivoluzione islamica (1978-1979) e l'inizio della dittatura khomeinista al centro delle politiche regionali dell'Iran c'è sempre stato un mix di ferrea ideologia integralista ed invasiva geopolitica di prossimità. Tuttavia, nel corso degli anni, ed in particolare nel nuovo secolo, il fattore geopolitico è diventato predominante nella gestione delle relazioni con gli altri attori regionali. La perenne instabilità del Medioriente ha permesso, con successo e facilità, a Teheran di infiltrarsi ed espandere le proprie influenze fino alle acque del Mediterraneo (Siria, Libano, e la recente alleanza con la Turchia di Erdogan). Qualche difficoltà è invece emersa ai confini settentrionali (Afghanistan e Pakistan), aree in trasformazione e con alta criticità intrinseca.
La questione della sicurezza riguarda comunque anche la storica rivalità con le monarchie sunnite del Golfo. La principale minaccia militare restano gli USA, il vero concorrente è però Israele. Ad alzare il livello di confronto ha indubbiamente influito la caduta di Saddam Hussein. L'Iraq di Saddam rappresentava allo stesso tempo una diga a Teheran ed una pericolosa minaccia per Israele. Venuto meno il ruolo di questo cuscinetto, o “nemico comune”, c'è stato un crescendo di competizione con Gerusalemme. Il perseguimento da parte dell'Iran di un programma di energia atomica, e di conseguenza la potenziale capacità di avere a disposizione armi di distruzione di massa, ha praticamente portato il vaso a traboccare, aumentando esponenzialmente le tensioni tra le due nazioni.
Le due parti sino ad oggi non si sono mai impegnate in un conflitto militare diretto. L'animosità, non solo a parole, è stata spesso stemperata dal reciproco pragmatismo, ma non è detto che sia così ancora per molto. Sia Israele che l'Iran hanno saputo allestire coalizioni strategiche. L'elemento di forza di Teheran è stata la cooperazione sul campo con la Russia di Putin. Se inizialmente a fare da collante nei rapporti con Mosca sono stati reciproci interessi economici man mano che l'unione si è andata formalizzando lo spazio di sinergia è aumentato. Fino a quando, lo zar per combattere sul fronte ucraino ha fatto ricorso alle armi degli ayatollah. Il fronte dell'ingiustizia e della prevaricazione ha sempre dei “buoni amici” a cui chiedere aiuto.
Alfredo De Girolamo e Enrico Catassi