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wiredNOS giovedì 11 febbraio 2021 ore 11:50

Una staffetta di robot contro le mine antiuomo

Un team del Dipartimento di Ingegneria dell'informazione lavora su tecnologie elettroniche utili a rendere più sicuro lo sminamento umanitario



FIRENZE — La Nato ha finanziato una nuova ricerca, guidata dall'Università di Firenze e condotta insieme a partner internazionali.

Da anni un gruppo di ricerca dell'Ateneo coordinato da Lorenzo Capineri, docente di Elettronica presso il Dipartimento di Ingegneria dell'informazione dell'Università di Firenze, lavora su metodi e tecnologie elettroniche utili a rendere più efficiente e sicuro lo sminamento umanitario. Le bombe inesplose rimaste nelle aree dei combattimenti, come le mine antiuomo, causano ogni anno nel mondo la mutilazione degli arti o la morte di migliaia di civili, la maggior parte bambini, e precludono l'uso di ampi territori alla popolazione civile. L'individuazione e la rimozione degli ordigni è uno dei lavori più pericolosi al mondo.

La ricerca fiorentina è stata al centro di un primo progetto della Nato dal 2015 al 2018 nell'ambito del programma "Science for Peace and Security". Il risultato è stato un prototipo di robot innovativo, "UGO-1st", capace di rintracciare gli ordigni nascosti senza mettere a rischio gli artificieri. Lo strumento, che va oltre alla tecnologia del metal detector applicabile ai soli ordigni con contenuto metallico, si basa sull'associazione di due diversi tipi di radar: uno, ad impulsi ad azione rapida, scandaglia il terreno fino alla profondità di alcuni centimetri e arresta il robot non appena rileva un oggetto nel suolo; l'altro, di tipo olografico, crea immagini per mostrare all'operatore che tipo di oggetto ha fatto fermare il robot. "Il nome che gli abbiamo dato - ha detto Lorenzo Capineri - può anche essere letto come abbreviazione della frase "You go first": il robot, infatti, può andare effettivamente per primo sulla zona a rischio senza esplodere, grazie alla sua leggerezza".

Ma ora la ricerca raddoppia. La Nato, sulla base dei primi promettenti risultati (a UGO-1st ha dedicato anche un video sul Nato Science channel), ha finanziato un nuovo progetto dal 2020 al 2023, dal titolo "Multi-sensor cooperative robots for shallow buried explosive threat detection – DEMINING ROBOTS", guidato dall'Ateneo fiorentino. Lo scopo è quello di consolidare e sviluppare le ricerche per dimostrare la fattibilità di un sistema di rilevamento sicuro di mine terrestri e di ordigni realizzati con materiali non convenzionali. Partner di Unifi sono il Franklin and Marshall College (Stati Uniti), Usikov Institute (Ucraina), Jordan University of Science and Technology (Giordania): il finanziamento complessivo si aggira sui 480mila euro.

"L'idea del nuovo progetto - ha precisato Capineri - è di dividere le funzioni del prototipo già realizzato in più robot coordinati che agiscono uno dopo l'altro sul terreno da bonificare, come in una staffetta. Dapprima un robot con radar a impulsi scansiona l'intera area programmata e mappa digitalmente le posizioni sospette. Un secondo robot, dotato di metal detector, e un terzo con radar olografico tornano sui punti sospetti segnalati dalla prima strumentazione, rilevando eventuali ordigni esplosivi di contenuto metallico o non metallico e ricostruendo con un'immagine la forma, le dimensioni, i materiali degli oggetti presenti nel suolo. In sostanza i tre robot complessivamente forniscono informazioni geolocalizzate ad alta definizione che confluiscono in un database, di grandissima utilità per chi dovrà operare sul campo utilizzando anche l’intelligenza artificiale".


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