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NOScienza venerdì 02 luglio 2021 ore 12:17

Meteorite dal doppio volto, la scoperta a Firenze

Foto - Prima Rete Italiana per la Sorveglianza sistematica di Meteore e dell’Atmosfera

Lo studio internazionale della meteorite caduta a Cavezzo nel 2020 è stato guidato dall’Università di Firenze e dall’Istituto Nazionale di Astrofisica



FIRENZE — La meteorite Cavezzo, ritrovata il 4 Gennaio 2020 in provincia di Modena, classificata come ‘condrite ordinaria anomala’ è stata oggetto di uno studio internazionale guidato dall’Università di Firenze e dall’Istituto Nazionale di Astrofisica, pubblicato sulla rivista Meteoritics and Planetary Science.

Un team di ricerca, coordinato da Giovanni Pratesi del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze, ha concluso la caratterizzazione dei due frammenti della meteorite caduta a Gennaio 2020 e rinvenuta pochi giorni dopo grazie alla Prima Rete Italiana per la Sorveglianza sistematica di Meteore e dell’Atmosfera gestita dall’Istituto Nazionale di Astrofisica. Nell’analisi dei frammenti, i ricercatori hanno riscontrato peculiarità talmente rilevanti da portare alla classificazione della meteorite come ‘condrite ordinaria anomala’.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Meteoritics and Planetary Science. Al lavoro hanno collaborato anche studiosi del Sistema Museale dell’Ateneo fiorentino, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, dell’Università di Torino e della Open University nel Regno Unito.

“Le condriti - ha detto Giovanni Pratesi, docente di mineralogia e geologia planetaria - sono meteoriti indifferenziate contenenti le condrule, piccoli oggetti sferici che testimoniano efficacemente la storia delle prime fasi di formazione del Sistema solare”.

“La meteorite Cavezzo è costituita da due frammenti che hanno caratteristiche completamente diverse - ha aggiunto Pratesi -. Il frammento più grande è una classica ‘condrite ordinaria’ appartenente al cosiddetto gruppo L – il secondo gruppo più comune di meteoriti. Nel frammento più piccolo, invece, si ritrova una situazione completamente nuova rispetto alle nostre conoscenze. Infatti, qui ci sono condrule ben delineate che coesistono, senza soluzione di continuità, con una porzione acondritica connotata da chiara ricristallizzazione. Oltretutto il frammento più piccolo è caratterizzato da un’associazione mineralogica totalmente inusuale. In sostanza - ha concluso Pratesi - il frammento più piccolo può rappresentare una porzione finora sconosciuta degli asteroidi parenti delle condriti ordinarie”.

La Rete PRISMA, il cui coordinamento ha sede presso la sede INAF di Torino e i cui dati sono ospitati e resi disponibili al pubblico dalla INAF research e-infrastructure project IA2 (Italian Center for Astronomical Archives), vede la partecipazione di molti soggetti istituzionali e privati il cui elenco completo è disponibile su http://www.prisma.inaf.it. Lo studio è stato condotto grazie ai finanziamenti 2016/0476, 2019/0672 e 2020/2080 per la Ricerca e l’Educazione della “Fondazione CRT - Cassa di Risparmio di Torino”.


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