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NOSnews mercoledì 12 febbraio 2020 ore 12:25

Foibe, il racconto affidato agli studenti

Gli studenti toscani che partecipano al viaggio studio hanno visitato il Sacrario di Redipuglia. Il racconto in una sorta di diario di bordo



GORIZIA — I cinquanta studenti che stanno partecipando al viaggio studio al confine con la Slovenia nei luoghi delle foibe proveranno a cimentarsi in un racconto giornalistico. Partiti ieri da Firenze sono già all’opera. Si sono divisi in quattro redazioni: un gruppo produce foto, un altro si cimenta nei testi, altri ancora si dedicano alle interviste audio e ai video. 

A seguirli un giornalista di Radio Cora, la testata on line che si rifà nel nome all’emittente clandestina gestita da membri del Partito d’azione fiorentino e che dal gennaio al giugno 1944 mantenne i contatti tra la Resistenza toscana e i comandi alleati. E proprio sullo spazio web e social della nuova Radio Cora, rinata nel 2014 e che ai valori della Resistenza e della Costituzione si ispira, saranno pubblicati i lavori degli studenti.

Il primo banco di prova è stato ieri al Sacrario di Redipuglia e poi a Trieste, tra luoghi della memoria a riannodare le fila di tante storie di un confine orientale che non è mai stato facile.

Il Sacrario di Redipuglia, in provincia di Gorizia, prima tappa nel primo giorno del viaggio, si arrampica sul Monte Sei Busi con ventidue enormi gradoni che raccolgono le salme di oltre centomila caduti italiani nella Prima Guerra Mondiale Solo di quarantamila si conosce il nome.Tra loro, sepolti nella scala monumentale, una crocerossina, l'unica donna: Margherita Kaiser Parodi, classe 1897, padre benestante livornese di origini tedesche ed Orlando la madre, la nota famiglia di imprenditori. 

Aveva appena diciotto anni Margherita quando partì volontaria con mamma e sorella per l'ospedale di Cividale nel Friuli, venti anni quando si ritrovò all'ospedale mobile di Pieris sotto una pioggia di bombe e rimase al suo posto, atto che le valse la medaglia di bronzo al valor militare. Anche dopo la guerra Margherita continuò ad assistere a Trieste soldati feriti e malati e lì morì di febbre spagnola, ad appena ventuno anni, nel 1918.

Redipuglia nel dopoguerra, racconta ai ragazzi lo storico Franco Ceccotti, servì a consacrare le vittime italiane e a dare senso ad una morte che di senso ne aveva poco. Serviva però a consolare i familiari dei tanti giovani rimasti per sempre sul Carso. Si tratta del più grande Sacrario Militare italiano, un monumento della retorica fascista inaugurato il 18 settembre del 1938 da Mussolini, lo stesso giorno in cui a Trieste pronuncerà le Leggi razziali.

La storia è sempre complessa, anche se spesso malamente semplificata, e i ragazzi iniziano a capirlo già al Sacrario di Redipuglia. Lo sa bene anche Silva Rusich, figlia di esuli istriani, fiorentina, che quella semplificazione l'ha vissuta sulla propria pelle e su quella della propria famiglia. “Conoscere la storia, approfondire e confrontarsi è l'unico antidoto contro la propaganda” ricordava ieri, mentre era con gli studenti toscani.


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