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terraNOStra giovedì 06 maggio 2021 ore 08:51

Alla scoperta del borgo fantasma di Santa Cecilia

Il Poggio è noto come “borgo fantasma”, un luogo silenzioso, uno scrigno che nasconde e conserva le tante vicende storiche di cui è stato teatro



RAPOLANO TERME — Alcuni anni fa sul New York Times si parlò di un piccolo borgo nel senese, il Poggio di Santa Cecilia, messo in vendita per 40 milioni di dollari dagli eredi della nobile famiglia Buoninsegna, ultimi proprietari del castello e del villaggio: “il villaggio fu abbandonato dagli ultimi abitanti nel 1960. Molti residenti hanno lasciato intatti, nelle loro case, i mobili, le tende alle finestre e le stoviglie negli armadi.…”. Il villaggio comprende, oltre ai resti del castello medievale e alla grande e sontuosa villa nobiliare, strade, case coloniche, piazze, e perfino una chiesa con un campanile. Nel borgo ci sono anche stalle, ampie cantine sotterranee e un frantoio.

La piccola rocca merita una visita! Si erge su una collinetta del Chianti ed è denominata “Santa Cecilia” forse dal nome di un’antica chiesetta dell’XI secolo. ”Questo è un castelletto di cinquanta fuochi, che è su monticello spiccato in una bella valle” scriveva, a proposito del Castello del Poggio di Santa Cecilia, uno dei capitani dell’esercito imperiale mediceo in un messaggio indirizzato al duca Cosimo de’ Medici.

Ci troviamo nella piccola catena di colline a cavallo fra le province di Siena, Firenze e Arezzo che fu denominata “Monti del Chianti” dallo storico e letterato senese Giovanni Antonio Pecci († 1768). Tutt’intorno alla rocca svettano infatti altri poggi, tranne che sul lato ovest, dove si apre una specie di feritoia, in direzione della Città del Palio.

Ai piedi del Poggio alcuni torrenti affluiscono al Sentino che, a sua volta, sfocia nel Foenna e nell’Ombrone in un’ampia pianura puntellata da coltivazioni di alberi da frutto e con diversi antichi casali, oggi ridotti in ruderi.

Passeggiando sul Poggio di Santa Cecilia si gustano sapori di altri tempi. Le sue origini sono infatti antichissime: alcuni ritrovamenti risalgono perfino al Paleolitico, come dimostrano alcune sepolture di età neolitica, scoperte nel 1967 e oggi visionabili nel Parco Archeologico delle “Grotte di Selvapiana”, a un tiro di schioppo dal castello.

Questo territorio e quello confinante di Rapolano divennero, in epoche successive, teatro di sanguinose guerre, prima interne al popolo etrusco e poi tra Etruschi e Romani. La “Battaglia del Sentino” nel 295 a.C. vide schierati da una parte Galli, Sanniti ed Etruschi e dall’altra le legioni dell’Urbe, che risultarono vittoriose.

Passano i secoli e si deve arrivare al 1198 per ritrovare un’attestazione storica documentata relativa al Poggio. Si tratta di un atto di sottomissione sottoscritto con il comune di Siena da parte dei Cacciaconti che, all’epoca, furono signori di questo e di molti altri castelli nel territorio senese. Una figura di quella famiglia rimasta famosa fu Ghino di Tacco, un brigante menzionato da Dante nel suo “Inferno”.

Dal 1260 al 1286 il Castello del Poggio di Santa Cecilia fu coinvolto nei conflitti tra Guelfi e Ghibellini, tra nobiltà e popolo. Fu proprio dal Poggio che i Guelfi di Siena nel 1263 cominciarono a sconvolgere il territorio circostante. Il castello rimase fedele alla repubblica senese fino alla sua capitolazione, nel 1559 quando, con il crollo della repubblica di Siena, il Poggio divenne parte del Granducato di Toscana.

Il Poggio oggi è noto come “borgo fantasma”. Appare essere un luogo silenzioso e nascosto, uno scrigno che nasconde i ricordi delle tante vicende storiche di cui è stato teatro. È un borgo appartato e prezioso che, come ci ricorda il nome di una piazza, nel 1867 fu scelto come rifugio anche da Garibaldi, di ritorno da Aspromonte.

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Liceo Classico Michelangiolo, Firenze


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