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NOSpettacoli sabato 04 novembre 2017 ore 22:58

​La notte in cui tutto cambiò per sempre

Ad Avechot bisogna guardarsi dalla nebbia....



PONTEDERA — La ragazza nella nebbia” segna la prima direzione cinematografica del ”re del thriller” italiano, che si cimenta qui come regista del film derivato dal suo stesso romanzo. Donato Carrisi, specializzato in criminologia, è noto come sceneggiatore di serie televisive e di film oltre che come scrittore di best seller internazionali fra cui “Il suggeritore“ (Premio Bancarella nel 2009), “Il tribunale delle anime”, “L’Ipotesi del male”, “Il cacciatore del buio” e “Il maestro delle ombre”. Tutti editi dall’editore Longanesi. 

Intrecci della trama, colpi di scena, personaggi studiati in modo impeccabile e un finale tutt’altro che ovvio caratterizzano la storia ideata da Carrisi in cui il lettore e lo spettatore sono invitati a riflettere sul meccanismo mediatico che si crea intorno a un caso di cronaca. 

L’avvenimento principale sia nel libro che nel film è la scomparsa o forse rapimento della giovane Anna Lou e l’arrivo di un famoso investigatore, Vogel, interpretato magistralmente da Toni Servillo, il cui unico interesse sembra concentrarsi sul creare un mostro da mettere in copertina. Afferma infatti Vogel: “La giustizia non fa ascolti. La giustizia non interessa a nessuno. La gente vuole un mostro… E io ... dò loro quello che vogliono.” Subito dopo il fatto, fin dall’inizio delle indagini, la cittadina di Avechot si riempie di giornalisti giunti apparentemente per prendere le notizie, ma in realtà per accaparrarsi una qualche notorietà grazie ai riflettori puntati sul paese. L’accusa per il rapimento della ragazzina ricade sul professor Loris Martini, interpretato da Alessio Boni, che è un pacifico insegnante della scuola della ragazza ed è per questo perfetto per il ruolo del mostro che Vogel sta cercando. Comincia così una lunga indagine, che vedrà protagonisti i media, più che i poliziotti, e di cui non si riesce mai, fino in fondo, a intravedere il finale. “La prima regola di ogni grande romanziere è copiare. Nessuno lo ammette, ma tutti si ispirano ad un’opera precedente o ad un altro autore” aveva affermato il prof. Martini, in una sua lezione del 22 Dicembre, proprio il giorno prima della scomparsa di Anna Lou. A creare un diversivo che arricchisce la storia, proprio quando sembrava ormai definita, ci pensa un’anziana giornalista, Beatrice Leman, che richiama alla memoria di Vogel una serie di eventi risalenti a 30 anni prima, dei quali si era interessato solo il suo piccolo quotidiano locale. La Leman ricorda a Vogel che alcune ragazze, che somigliavano molto ad Anna Lou, scomparvero senza essere mai ritrovate. Nel suo articolo di allora lei dette un nome a quel caso che chiamò “L’uomo della nebbia” perché il rapitore, mai individuato peraltro, sembrava che si muovesse solo in presenza della nebbia. Ne la notte in cui tutto cambiò per sempre, Vogel, a distanza di mesi, torna con la sua auto ad Avechot, senza un motivo apparente… Ma ecco che, forse a causa della fitta nebbia, investigatore e auto finiscono in un fosso: un incidente banale: Vogel, illeso ma sotto shock, viene trasportato dai poliziotti locali nello studio di uno psichiatra dell’ospedale del paese per essere visitato. Lo psichiatra, il dottor Flores, interpretato Jean Reno, lo interroga sul suo anomalo incidente e sui motivi che lo hanno ricondotto al paesino. L’argomento fondamentale su cui riflettere, sia nel film che nel libro, è la potenza dei media e la loro capacità di trasformare il dolore di una comunità in un grande evento pubblico intorno al quale i protagonisti veri diventano solo dei comprimari. Nel romanzo Carrisi scrive: “Era l'effetto della televisione. Era come se le parole e i gesti assumessero una nuova consistenza. Un tempo la tv si limitava a riproporre la realtà, adesso è l'artefice del processo inverso. Ed è capace di essere tangibile, consistente. La creava.” 

Nonostante sia il regista e l'autore del romanzo, o forse proprio per questo, Carrisi inserisce nel film delle differenze di trama rispetto al romanzo, quasi per mettere alla prova spettatori e lettori: ai più attenti infatti quelle differenze non passano inosservate e creano un ulteriore, speciale, effetto sorpresa.

Quanto allo stile di Carrisi questo ha dei punti in comune con quello dei film gialli nordici. Un esempio è la recente uscita cinematografica “L’uomo di Neve” scritto da Jo Nesbø e diretto da Thomas Alfredson, in cui la neve è un elemento comune a tutte le inquadrature, così come nel film di Carrisi c'è la nebbia.

Elisa Gini

5A Liceo Scientifico, Istituto XXV Aprile, Pontedera (PI), Toscana


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