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giovedì 28 marzo 2024

LA STORIA SIAMO NOI — il Blog di Mario Mannucci

Mario Mannucci

MARIO MANNUCCI - Giornalista e scrittore storico, racconta di Pontedera e della Valdera dai tempi antichi ai giorni nostri con un linguaggio comprensibile a tutti evidenziando "segreti", personaggi e storie che hanno caratterizzato il territorio

​Santi e buoi dei paesi tuoi

di Mario Mannucci - sabato 04 luglio 2015 ore 12:58

Mogli e buoi dei paesi tuoi, recita il saggio quanto antico proverbio che alla luce del mondo globalizzato sembra però in disuso. Ma avere un santo tutto suo, un santo fai da te, è un'onore e un vanto che non a tutti i paesi, città e metropoli. 

Basti pensare che Ponsacco, Pontedera e Bientina - tanto per fare qualche esempio - hanno dovuto chiederne uno, con tanto di raccomandazione, all'organizzazione romana che a cominciare dal '600 si occupava di recuperare cadaveri dalle catacombe romane dove erano sì, inumati, in gran parte senza nomi, martiri delle persecuzione cristiane del primi secoli, ma anche 'semplici' cittadini romani morti. 

Ed ecco arrivare a Pontedera, tra il tripudio del popolo (ben descritto in un libretto del 1754 a cura della Misericordia, primo libro stampato su Pontedera mentre in questo inizio di terzo millennio siano più o meno a quota mille) i resti di un sepolto ignoto al quale venne dato il fausto nome di Faustino e che dopo un inizio in coabitazione è il patrono di Pontedera. Mentre dalle catacombe romane arrivarono San Costanzo a Ponsacco e San Valentino a Bientina, quest'ultimo ricevuto in dono da una famiglia fiorentina che l'aveva ottenuto, tramite... conoscenze, subito dopo il suo recupero dalle catacombe."Qui dove perenne arride i fortunati clivi Perenne aprile e l'aure molli odora....Ma noi pio gregge a te sul 'puro altare. Voti mandiamo a cui pietà risponde..Volgi sereno a questi campi il sole. Benigna assisti 'a focolari aviti. Multiplicata invochi a te la proleCo' patri riti.."

Sono versi tratti dall'inizio e dalla fine dell'ode alla Beata Diana Giuntini, protettrice da secoli di Santa Maria a Monte ("qui dove perenne...") scritta nel nel 1857 (tre anni prima dell'entrata della Toscana nell'Italia unita) dall'allora ventiduenne, laico e anticlericale, Giosuè Carducci, dimorante a Santa Maria dove il padre era medico comunale e insegnante al liceo di San Miniato, dal quale sarà poi cacciato per le sue idee e insegnamenti risorgimentali e tutt'altro che pii. 

Ma di fronte alla Beata Diana  - mai fatta santa nonostante le tante richieste santamariammontesi perché mancante di miracoli accertati - anche Giosuè scese in campo con la sua poesia pregnante di retorica. E anche perché l'ode le era stata richiesta dalla Signora Marchesa Maddalena Bourbon del Monte nata Pucci, signora della Villa del Pozzo, già castello medievale confinante con Santa Maria e oggi nel suo comune, complesso recentemente trasformato in resort dai noti imprenditori e appassionati di storia, Alberto Fausto e Alberto Vanni della 'Guelfa'.

Diana Giuntini nacque nel 1187 da una benestante famiglia santamariammontese ma ben presto volle avviarsi a una via di povertà e fraternità con i più poveri, come San Francesco. Portava da mangiare ai derelitti, fondò un ricovero-ospedale e la sua fama e la devozione popolare nei suoi confronti degli ultimi, allora tanti, crebbero con i secoli. Le sue spoglie riposano nella chiesa Collegata e ogni lunedì di Pasqua la bellissima processione 'delle paniere fiorite' e portate in testa dalla ragazze del paese, la ricorda anche nella sua funzione di protettrice delle ragazze da maritare, visto che un tempo, e per il problema della dote, trovar marito non era semplice per le più povere.

Anche Calcinaia ha una sua santa, stavolta riconosciuta a pieno titolo. E' Ubaldesca Taccini (Calcinaia 1136; † Pisa, 28 maggio 1205) nata da umile famiglia e diventata suora ricca di umiltà e fede. Trasportata dalle navi della repubblica marinara pisana, la sua fama arrivò anche nel sud della Francia dove Ubaldesca è patrona di alcune cittadine, mentre Calcinaia le dedica una grande processione ogni 27 maggio, nel quadro dell'intero mese di feste all'insegna anche delle nozze - il dolce da secoli preparato dalle paesane per i matrimoni - e del palio dei rioni sull'Arno. Sant' Ubaldesca è inoltre una dei quattro santi di Pisa (suore proprio a Pisa) insieme al famosissimo Ranieri, Santa Bona (protettrice delle hostess perché nel medio evo si specializza nell'accompagnamento dei pellegrini a Santiago di Compostela) e i Santi Guidi e la Beata Gherardesca, della grande famiglia resa famosa dal conte Ugolino. 

Anche Santa Croce ha una sua protettrice. E' la Beata Cristiana, donna di servizio che fondò il monastero tuttora esistente ma dove le suore, ormai, sono quasi tutte straniere. Anche lei orgoglio paesano fin dal XII secolo. Secoli il primo, il secondo e il terzo dopo il Mille, in cui ogni comunità nata o rinata dal 'buio' feudale sentiva il desiderio di un suo protettore che rappresentasse anche l'orgoglio e l'identità locale. 

Insomma, beato chi il santo protettore e soprattutto protettrice, un femminismo ante litteram, se l'è cresciuto in casa.

Mario Mannucci

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